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Modello: G. 237 |
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Categoria: Hi.Fi. |
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Anno di costruzione: 1966 |
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Bollettino Tecnico N°: |
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DESCRIZIONE: Amplificatore di bassa frequenza di classe HI-FI con potenza musicale 10+10 Watt ed una bassissima distorsione adatto anche a livello professionale. Era il migliore amplificatore in assoluto a transistori prodotto dalla Geloso negli anni sessanta. Eccezionale apparecchio provvisto di molteplici ingressi tra cui il fono magnetico con equalizzazione RIAA adatto ad un giradichi con testina magnetica. Disponeva di tutti i controlli richiesti tra cui volume con correzione fisiologica, regolazione alti e bassi più bilanciamento e selettore mono-stereo. Le uscite permettevano il collegamento di casse acustiche ad impedenze diverse 4-5-8-16 ohm con stadio finale ad autotrasformatori speciali di classe elevata; le uscite per gli altoparlanti erano previsti con spine jack che all'atto dell'inserzione aprivano un contatto e disinserivano un carico resistivo perennemente inserito a protezione dei transistori finali (vedere schema elettrico). Il funzionamento era eccezionale, l'estetica molto piacevole e riusciva a soddisfare anche gli audiofili più esigenti di allora. L'esemplare in mio possesso, acqistato in un mercatino di Milano con poche lire nel 1990, si presentava esternamente bene, a parte le manopole rotte, mentre internamente era stato pasticciato pesantemente. Dopo un meticoloso restauro circuitale con pezzi originali il G.237 è ora perfettamente funzionante a caratteristiche di targa; malgado l'età e la cicuitazione ormai obsoleta non sfigura al confronto con amplificatori moderni. Il costo del G.237 nel 1966 era di 104.000 lire di listino perfettamente in linea con la sua qualità. |
NOTE: Nei programmi della Geloso per lo sviluppo di amplificatori stereo a transistori era previsto, oltre al modello G.237 da 10+10 Watt entrato in produzione, un modello più potente da 25+25 Watt denominato G.247 con la medesima estetica del G.237; ne furono assemblati diversi esemplari e furono anche pubblicizzati nei vari bollettini ma, per problemi commerciali, non entrarono mai in produzione.
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